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Tutti a lezione di lingua dei segni per comunicare con Mahi, 14enne bengalese, e aiutarlo con l’italiano.
La bella storia di didattica e inclusione arriva da Cagliari. Protagonista un alunno sordo del Cpia, centro provinciale istruzione degli adulti, che grazie allo sforzo dei docenti e dei compagni «è rinato e vive una vita nuova», come racconta lui.
In classe oggi è perfettamente inserito: ad affiancarlo ci sono sia l’insegnante di sostegno sia un’assistente alla comunicazione. Il Cpia è la prima scuola in Sardegna con una figura simile.
Ma il percorso non è stato semplice per Mahi, arrivato in Italia dal Bangladesh con la sua famiglia quando aveva 14 anni. Le difficoltà inizialmente sembravano insormontabili.
«Mi sentivo morire dentro», ricorda Mahi. Suo padre si è rivolto all’Ens – ente nazionale sordi – che lo ha indirizzato al Cpia. Qui Mahi ha iniziato un percorso completamente nuovo finché sono arrivati Covid e lockdown, che rischiavano di condannarlo di nuovo all’isolamento. Ma il dirigente Giuseppe Ennas ha subito autorizzato l’acquisto di tutta la strumentazione necessaria per supportarlo, mentre l’insegnante di sostegno ha contattato un logopedista per avviare Mahi alla lingua dei segni.
Ma non è finita qui: anche lei ha deciso di seguire il corso assieme a Mahi, suggerendo a tutti gli altri docenti di fare lo stesso. Gli insegnanti non se lo sono fatto ripetere due volte: tutti, dalla professoressa di Matematica a quelle di Francese, Italiano e Inglese, sono andati a scuola di Lis.
«Una cosa che mi fa sentire benissimo», dice Mahi che è riuscito a conseguire la licenza media e a proseguire nella sua preparazione frequentando con successo il biennio delle superiori. Ora è pronto per intraprendere la strada verso il diploma: ha già trovato una scuola che gli piacerebbe frequentare a Torino, dove c’è un percorso legato all’istituto per sordi.
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